In Italia il concetto di cosa è la birra e come si
produce è ancora abbastanza vago. Ecco quindi qualche notazione
per neofiti che speriamo possa contribuire a chiarire qualche
idea confusa!
La birra doppio malto! La birra doppio malto
non esiste! E' una invenzione del legislatore italiano che - per
motivi di tassazione alla produzione - ha suddiviso le birre in
varie categorie (analcolica, light, normale, speciale, doppio
malto) in relazione alla quantità di zuccheri contenuti nel
mosto di birra. Non c'è una stretta relazione diretta tra tale
quantità e la gradazione alcolica, nè ovviamente rispetto allo
stile: possiamo avere una "doppio malto" di 4.5 gradi
alc. ed una "speciale" di 6. In altri paesi ci sono
suddivisioni simili: in Belgio ad esempio, la suddivisione è in
Cat. S, I, II, III, ma nessuno si sogna di andare al bar e
chiedere "una Cat. III, per favore!". Quindi per
piacere, aboliamo il termine...
La birra puro malto ha invece un senso:
alcuni (molti, quasi tutti...) produttori industriali utilizzano
cereali non maltati come mais, riso, etc.... Vi diranno che è
per dare un gusto particolare alla birra, ma in realtà la
motivazione è solamente economica: il malto d'orzo è molto più
costoso del mais! In generale, tranne per alcune eccezioni di
stile, la birra dovrebbe essere fatta essenzialmente con malto.
Gli stili della birra sono molti, ma
pochissimi li conoscono: la maggior parte degli avventori al bar
non va oltre alla "rossa doppio malto"; eppure se vado
al ristorante non mi sogno di ordinare "un rosso",
chiedo un chianti, un barbera o un valpolicella. La sezione STILI di questo sito dovrebbe essere
studiata a fondo!
Bionda, rossa, scura si tende a suddividere
le birre per colore, ma questo è molto sbagliato: il colore
infatti non ci dice molto della birra che stiamo per bere, se non
che una birra nera potrebbe dare un carattere "tostato"
o che una rossa potrebbe avere note di caramello. Non ci comunica
il grado alcolico (una "nera" stout ha solo 4-5° Alc,
mentre una pallida ed innocua Strong Ale (o Lager) ne può avere
più di 9!), nè il grado di amaro o il corpo. Parlando di stili
(weizen, pilsner, dubbel...) abbiamo una idea ben più precisa di
quello che ci aspetta nel bicchiere.
Vai con l'alcool: è uno degli elementi della
birra, ma sicuramente non il più importante dal punto di vista
gustativo: si può notare nei bar che molti prediligono bere
birre molto alcoliche, giusto per "sballare". Che senso
ha? L'alcool deve "supportare" il gusto della birra
(non opprimerlo) ed amalgamarsi con aromi, corpo, amaro, maltosità.
La birra fa ingrassare: dipende da che birra,
ma in generale è falso! Un normale bicchiere di birra
"pils" ha in media 100 calorie, meno di un bicchiere di
succo di frutta! Alcune birre con elevato grado zuccherino
possono invece arrivare a 250 calorie, la metà comunque di un
qualsiasi superalcolico.
Se è amara allora non mi piace: vige il mito
che agli italiani la birra piace "dolce", soprattutto
tra gli operatori professionali come rivenditori e baristi. Fermo
restando che una buona dose di luppolo (che garantisce l'amaro)
rende la birra più beverina perchè "pulisce" la bocca
alla fine di ogni sorsata, approntando le papille per il sorso
successivo, riteniamo questo un mito inesistente e frutto di
autoconvincimento del bevitore di birra medio: più di una
persona ha infatti apprezzato birre extraluppolate dopo essersi
dichiarati "non amanti dell'amaro". Qui vale la qualità
intrinseca della singola birra, quindi la parola d'ordine è
sperimentare!
Pizza + birra e altri abbinamenti: un luogo
comune difficile da eliminare. Così come esistono decine di
pizze diverse, esistono anche decine (centinaia!) di birre
differenti. Gli abbinamenti non sono quindi scontati e dipendono
da cosa si mette sulla pizza! Un popolo di amanti del vino come
quello italiano ha accolto per pura pigrizia un luogo comune come
questo, dal momento che l'acidità del pomodoro della pizza è
difficilmente abbinabile ai vini. In realtà ogni cibo ha una
birra abbinabile egregiamente.