L'orzo è stato sempre, nei secoli dei secoli, il cereale più
utilizzato nella fabbricazione della birra. Si tratta di una graminacea
originaria dell'Asia occidentale e coltivata già nella
preistoria come pianta alimentare. Ha un breve ciclo vegettivo,
scarse esigenze in quanto a tipo di terreno, e adattabilità
ad ogni clima. Ciò ne ha consentito un uso che ormai vanta
una diffusione millenaria e capillare.
In alternativa, molti birrifici utilizzano frumento o altri cereali come segale, farro, mais, riso (alcuni come semplice succedaneo a basso costo), tuttavia l'orzo è sempre l'elemento fondamentale per la fabbricazione della
birra.
L'orzo però, come tutte gli altri ingredienti, non è tutto
uguale e buono. C'è infatti orzo e orzo.
Al mondo esistono molteplici qualità di orzo, ma nella fabbricazione
della birra la scelta si riduce a soli 3 tipi.
Le denominazioni e le relative caratteristiche hanno un significato
molto preciso.
Infatti ogni spiga è formata da un serie di nodi, o "rachidi",
ciasuno dei quali sostiene 6 fiori. I fiori producono i cicchi.
Il rapporto tra nodi e fiori determina le varie tipologie, nel dettaglio:
- Distico:
si dice orzo distico quando vengono resi fertili 2 fiori che danno
vita sui nodi a 2 cicchi.
- Tetrastico:
si dice orzo tetrastico quando vengono resi fertili 4 fiori che
danno vita a 4 cicchi.
- Esastico:
si dice orzo esastico quando vengono resi fertili 6 fiori che
danno vita a 6 cicchi.
L'orzo
preferito dai mastri birrai è comunque quello distico in quanto piĆ¹ adatto - per contenuto proteico e altre caratteristiche - per la brassazione.
Le migliori varietà di orzo sono reperibili in Europa centrale
e occidentale, anche se non sono tutti della stessa qualità.
Il periodo di crescita ha molta importanza in quanto l'orzo seminato
in primavera differisce da quello invernale per dimensioni, composizione e aroma.